Libro

18 settembre 2020

Blogtour: la divina commedia. Inferno - CANTO SESTO

 TERZO CERCHIO: golosi: canto VI

Buongiorno ragazzi,
oggi porto alla vostra attenzione la tappa dedicata a questo evento targato Mondadori. Ringrazio l’editore per il file . Insieme alle mie colleghe vi accompagneremo tra le pagine della prima cantica della Divina Commedia, l’Inferno, per rendere omaggio a un'opera complessa, che tutti noi abbiamo studiato a scuola e che ora è giunto il momento di riprendere in mano.
Avete visto quanto è bella la nuova edizione Oscar Draghi? Penso sia una fra le più belle e se siete appassionati o volete acquistare l’edizione illustrata, credo che sia l’opera giusta per voi.
Io accompagnerò voi nel terzo cerchio, precisamente nel canto sesto, dove il viaggio di Dante sta continuando fra pericoli e rivelazioni.
La mia tappa è divisa in temi diversi che partono dopo l’analisi del canto.
Spero che vi piacciano.




Analisi
Il canto inizia con Dante che riprende i sensi e si ritrova nel terzo cerchio, tra i golosi: qui osserva la pioggia di grandine e neve, dove i latrati di  Cerbero , il mostruoso cane a tre teste, sono tanto acuti da esser sentiti a distanza. Questo mostro mitologico, graffia in modo assai violento le anime dei dannati che a ogni colpo urlano per il dolore provocato, anche, dalla pioggia.
Cerbero, appena nota i due visitatori, cerca immediatamente di ostacolare il loro passaggio e mostra i denti per incutere paura.Virgilio, prontamente getta nelle sue fauci fameliche una manciata di terra, che la creatura ingoia. Ciò placa la sua ira e riescono a superarlo.
Dante e Virgilio, camminano proprio sopra i dannati sdraiati nel fango, quando uno di loro si alza e domanda proprio a Dante se lo riconosce. Il nostro poeta non lo conosce, allora quest’anima dannata gli spiega che anche lui era un fiorentino e che il suo nome è Ciacco.
Dante, a questo punto, gli pone tre domande per lui importanti: quale sarà il futuro di Firenze, città divisa da due fazioni differenti? Quali cause hanno provocato questa discordia? E se c’è qualche cittadino giusto? Ciacco risponde a ogni domanda sotto forma di profezia e Dante apprenderà che:
  • i Guelfi Neri prenderanno il sopravvento a Firenze e manterranno il potere per molto tempo, punendo in modo esemplare gli avversari
  • I cittadini giusti sono pochi e non vengono ascoltati
  • le cause della discordia civile sono date dalla superbia, invidia e avarizia.
Dopo queste risposte esaustive, Dante non si arrende con le domande e continua a chiedere anche la sorte di Farinata Degli Uberti, Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, Iacopo Rusticucci, un Arrigo di cui non sappiamo bene l’identità e  Mosca dei Lamberti. Il nostro poeta spera che siano in Paradiso, ma Ciacco ancora una volta rivela che loro sono fra le anime più nere e che potrà vederli se scenderà verso il fondo dell’Inferno. Dopo tutte queste rivelazioni, Ciacco conclude il discorso pregando il poeta di ricordarlo fra i viventi e si affloscia nuovamente a terra con gli altri dannati sul fango. 
Virgilio a questo punto spiega a Dante che Ciacco non si rialzerà più finché non arriverà il giorno del Giudizio Universale e suonerà la tromba angelica, quando tutte le anime riprenderanno i loro corpi e ascolteranno la sentenza finale di Dio. Dante, riflette su ciò che gli è stato appena detto e chiede: dopo il Giudizio Finale, le sofferenze dei dannati aumenteranno, diminuiranno o resteranno tali come in quel momento? Virgilio risponde che saranno ben peggiori visto che le anime acquisteranno maggiore perfezione e sensibilità.
In questo passaggio Virgilio si riferisce alla filosofia di Aristotele. Continuando a chiacchierare percorrono un sentiero che li porterà al quarto cerchio dove trovano il grande nemico, Pluto, il dio greco delle ricchezze.



I dannati del terzo cerchio: la visione Dantesca  e la loro pena


Per Dante, è chiaro che il peccato di gola abbia delle caratteristiche animalesche, infatti sembra quasi che veda l’uomo come una bestia famelica lontana dalla sua natura spirituale. Questo lo si nota dai comportamenti che notiamo nel canto e di come essi mangino il fango, distesi a terra. Rendetevi conto che loro gli camminano sopra, quindi, Dante condanna fisicamente il corpo. Questo suo ideale della tradizione medievale risale dal Vangelo fino ai classici, rammentando le parole di San Paolo, la condanna di Aristotele e il disprezzo del latino Sallustio verso i piaceri legati alla pancia e ai piaceri materiali.  
Non vi è quindi alcuna differenza tra Cerbero e i golosi perché entrambi sono come cani, sporchi, chini e disumanizzati, sotto la loro pena. Nessuno di loro, escluso Ciacco, al passaggio di Dante e Virgilio, sembra sentirli. Ciacco, dunque, è l’unico che ha dimostrato quel poco di umanità rimasta.
La pena inferta credo sia davvero terribile: la pioggia che colpisce queste anime in modo costante, fastidiosa, fredda, mista a neve ed eterna. Questa pena trasmette tanta sofferenza, non solo a livello fisico ma anche morale. Senza contare ciò che fa Cerbero con i suoi artigli, la sua ira e i suoi latrati.
Quando ho letto questo pezzo devo ammettere che mi è rimasta molto impressa nella mente e mi ha fatto pensare a quanto sia una delle pene più spiacevoli descritte. Infatti, anche Dante è dispiaciuto per questa pena che la giudica come una delle più brutte e sofferenti.  Il fango mangiato dalla bestia, l’odore del posto, i dannati che vengono picchiati da questa pioggia e le loro urla sofferenti, sono davvero un colpo al cuore.




I tre temi del canto VI

A differenza di altri canti dove vi è più azione, qua l’unico gesto significativo a livello di lotta è quello di Virgilio che distoglie l’attenzione del mitologico Cerbero per passare.
C’è un motivo se questo canto è così tranquillo: è riflessivo.


Durante questo canto affronteremo insieme tre temi importanti:


  • tema politico
  • tema morale
  • tema dottrinale

Il tema politico è affrontato da Ciacco quando parla delle lotte fra i Bianchi e i Neri, che hanno originato della rovina di Firenze e del suo esilio, spiegando le cause morali che hanno originato tutto ( avarizia, superbia e invidia). Praticamente parla di una società dedita la denario, avira di cui Pluto sarà il simbolo di questo peccato nel prossimo canto. Ciacco, dunque, ha un profilo di rilievo storico, un cittadino comune che rivela a Dante ciò che accadrà a Firenze, un modo quasi nostalgico. 


Il tema morale si presenta quando vengono menzionati i cinque grandi fiorentini del passato che sono finiti all’Inferno.  Questo passaggio fa notare quanto siano insufficienti a volte le operazioni politiche, o di altra natura per la salvezza. La dignità umana, specialmente quella civile, è per Dante un valore terreno che a volte non coincide molte volte con la salvezza eterna. In questo viaggio quindi solo le virtù cristiane ( carità, fede, speranza). Fra tutte ci sarebbe anche l’umiltà che a quanto pare secondo Dante non ha spazio per chi opera in politica.


Il tema dottrinale invece si basa sulla resurrezione dei corpi e sulle condizioni delle anima e dopo il Giudizio universale. Questo è uno dei significati più profondi che incontreremo in questo canto dove esalta il fatto che non è la vita terrena la vera vita ma quella ultraterrena. Tutto ciò è confermato dal discorso di Virgilio quando spiega che le pene saranno ancora più sofferte. Infatti i versi finali ripropongono il tema dell’eterno, della volontà di Dio e della nullità della volontà umana.
Questo tema dottrinale viene affrontato da Virgilio come filosofo e non come teologo, che porta sempre in evidenza il tema della ragione. Mostra, quindi, la filosofia di Aristotele quando evidenzia che la pena una volta dopo il Giudizio sarà più sofferta, e anche a Sant’Agostino riferendosi al fatto che la gioia dei buoni sarà maggiore e i tormenti dei malvagi danno peggiori una volta che si saranno provati sul corpo.




Ora vediamo i personaggi un po’ più da vicino ...






Cerbero, figlio di Tifeo ed Echidna,  è un personaggio che compare nella mitologia greca. Lui è uno dei tanti mostri, che come custode, si trova all’ingresso degli inferi dove regnava Ade, il dio della morte e delle ombre. Questo mostro, chiamato anche fiera, è un cane gigante a tre teste. Il suo corpo non ha pelo ma è ricoperto da serpenti velenosi che a ogni rumoroso latrato, forte quanto un tuono, fanno rizzare le loro temibili lingue.
Questa creatura mitologica lo troviamo anche nell’Eneide, quando si oppone a Enea durante la discesa agli Inferi ma Sibilla con una focaccia placa la sua ira. Tra i tanti personaggi, anche Cerbero, è stato inserito da Dante nella sua opera ed è un chiaro segno di come l’opera del latino Virgilio abbia influenzato il nostro poeta che stiamo continuando a conoscere in questo lungo viaggio. Inoltre anche la scena fra le due opere e simile. Sibilla in questo caso è Virgilio che con un pugno di terra ammansisce le gole del mostro goloso. A differenza della manciata di terra scagliata da Virgilio, il pane di Sibilla rappresentava una delle offerte nei sacrifici alla divinità, quindi era un rito sacrificale propiziatorio dedicato proprio a lui, il custode dell’Ade.
In ogni caso, il Cerbero Dantesco è differente dal Cerbero classico. Infatti, questo mostro non è il custode degli inferi ma solo di un cerchio e somministra le pene senza dignità. La descrizione di Cerbero oltre a renderlo terrificante, lo rende grottesco con tratti umani, bocche, barba, mani, quindi non ha solo tratti animali ma anche umani. La raffigurazione di Cerbero si ritrova anche, in versione un po’ diversa, anche nell’Apocalisse di San Giovanni e nelle visioni profetiche dell’Antico Testamento: un mostro in parte uomo, maiale, uccello e capra. Questa miscela di creature simboleggia la voracità senza alcuna distinzione fra le diverse nature. Questo, è il motivo della scelta di Dante di rendere così “animali” i golosi.









Ciacco è uno dei golosi che ritroviamo nel terzo cerchio dell’Inferno, precisamente nel canto sesto. Non sappiamo molto di lui tranne ciò che ci dice Dante, e Boccaccio nel Decameron dove viene definito un uomo molto ghiotto. Si pensa che il nome possa essere anche un soprannome dispregiativo. Sicuramente era un uomo che a Firenze quando veniva invitato ai banchetti allietava per la sua signorilità di costumi. Non fu un personaggio di rilievo nè politico nè economico nè culturale ma era noto a Firenze per come allietava i suoi ospiti con le sue storielle.
Ciacco rimane, comunque, il portavoce morale di Dante che profetizza e denuncia in modo formale e solenne un evento storico rilevante. Inoltre , fa un’allusione a Sodoma distrutta da Dio per i peccati, che segnala quando Firenze sia vicina a quel triste destino. 







Il peccato di gola nella fede  e il giudizio universale

Per la fede il peccato è il rifiuto e l'allontanamento da Dio perché è contro di Lui che l'uomo sta peccando. Ciò equivale sostanzialmente a rifiutare Dio, opporsi e non ascoltare la sua volontà per rivendicare la nostra autosufficienza. Il peccato provoca il buio della  coscienza, a causa di questo ci si allontana da Dio.
Le conseguenze del peccato non ricadono solo sulla persona che lo compie ma anche sugli altri perché anche il modo di relazionarsi cambia. Non ci si relaziona con apertura generosa e servizievole ma con chiusura ed egoismo. Il rispetto non c'è più anzi si violano i diritti altrui, la solidarietà diventa indifferenza, ci sono le conflittualità che opprimono e ostacolano tutto ciò che si ha attorno.
Il peccato è un'offesa verso Dio che soffre per ciò che l'uomo commette e non è per niente indifferente, anzi Lui vuole la salvezza di ognuno di noi. Sostanzialmente distinguiamo:
  • il peccato veniale
  • il peccato mortale
Il peccato veniale è una colpa dovuta alla debolezza umana, un'incoerenza, una disobbedienza a Dio e la ripetizione apre la strada al peccato mortale.
La Chiesa parla di peccato mortale per indicare un'azione, un'omissione, un pensiero, un atteggiamento  grave commesso con piena coscienza della sua negatività. Rappresenta, dunque, una chiusura nei confronti di Dio e della sua volontà da spezzare la comunione con Lui. Solo una volontà sincera di conversione può risanare questa situazione che conduce alla perdizione eterna. 
Questo viaggio interiore che intraprende Dante, svoltosi nella Settimana Santa del 1300, primo anno giubilare di conversione e perdono, ha un chiaro significato: l'uomo allontanatosi da Dio e perso nel suo vizio è quasi vicino alla dannazione, ma Dio che ha pietà per lui e nella sua infinita misericordia, gli dona "la ragione" che lo avvia verso la salvezza per comprendere, pentirsi e espiare i suoi peccati. Il tema del viaggio come ricerca di salvezza rimanda al romanzo cavalleresco del ciclo bretone e alla letteratura mistica che presenta l'ascesa verso Dio, attraverso i regni dell'oltretomba. Un'idea non poi così nuova nel Medioevo. Infatti Dante riprende nomi, luoghi e personaggi (come Cerbero) dalle opere più famose come l'Odissea e l'Eneide. Tutti questi personaggi presentano tanto difetti e pregi, vizi e virtù, facendo riflettere sul bene e sul male mentre invita tutti gli uomini a considerare il valore e la responsabilità dei loro comportamenti che hanno conseguenze per l'eternità. Dante immagina l'inferno come un imbuto, un cupo abisso conico, suddiviso in nove cerchi. La loro disposizione va dai peccati meno gravi a quelli deplorevoli: il criterio per valutare la colpa è l'uso della ragione.
Tutti i peccatori presentati da Dante sono condannati alla pena del contrappasso, una punizione esemplare che manifesta in modo simbolico la colpa.
I sette vizi capitali sono:
-Lussuria
-Gola
- Invidia
-Avarizia
- Accidia
-Superbia
-Ira
Secondo il cristianesimo, il peccato di gola è uno dei sette vizi capitali che si ha quando uno esagera con l’assunzione del cibo o delle bevande, quando questo eccesso arriva all’ingordigia. Infatti, questa incapacità a moderarsi più che necessità di saziarsi o abbeverarsi diventa un desiderio irrefrenabile, difficile dunque da trattenere. Quando uno non reprime questo desiderio materiale e lo soddisfa, entra in scena il peccato. I golosi sono degli incontinenti che hanno usato in modo sbagliato le capacità umane per mancanza di controllo.
La prima tentazione di gola, è presente sulla Bibbia nel libro della Genesi. La prima parte parla della creazione del mondo e nella seconda parte si concentra con la storia di Adamo ed Eva. Lì nel giardino dell’Eden, Dio, vieta ad entrambi di mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male. Tentati dal serpente, cedono e mangiano i frutti proibiti.

Anche se il loro gesto può essere assimilato a qualche altro peccato, il gesto del mangiare a sazietà è comunque un chiaro segno.
Nel Vangelo di Matteo e in quello di Luca, ci viene racconta che lo stesso Gesù, dopo esser stato battezzato, affronta il viaggio nel deserto e viene tentato attraverso il cibo: precisamente il diavolo cerca di tentarlo tantissime volte durante i quaranta giorni. Tra le tante tentazioni avvenute in quei giorni, una è proprio quella del cibo: quando le dice di trasformare i sassi in pane.
il cibo come tentazione
Il peccato di gola, quindi, nella sua rappresentazione allegorica ha un valore negativo che ci fa ricordare quale rischio comporta l’eccesso nel cibo. C’è da ricordare che all’inizio l’assunzione del cibo era contrassegnato solo dalla semplicità, ma quando tutto ha iniziato a evolversi e da bisogno il cibo è diventato sempre più sofisticato, allora è entrato in scena il peccato di gola. Questo peccato dunque originatosi dal divieto di mangiare il frutto proibito, si è evoluto anche nell’eccesso del cibo.
Il cibo quindi è una grande tentazione e se si trasforma in ingordigia, saremo tutti dei golosi.


In base alle azioni compiute, dunque, un giorno si verrà giudicati. Quel giorno è chiamato Giudizio Universale, che si verificherà quando arriverà per la seconda volta Gesù sulla Terra. Esso giudicherà i
vivi e i morti, destinando le persone in Paradiso o all’Inferno. Questo giorno è comune in molte religioni oltre quella cristiana, ad esempio nella religione egizia e nell’ebraismo. Infatti sia secondo la Chiesa Cristiana che la Chiesa Ortodossa, gli uomini vengono giudicati dubito dopo la morte e vengono collocati in Paradiso o all’Inferno. Alla fine dei tempi quando avverrà la resurrezione della carne nel Giudizio Finale tutti si riapproprieranno del loro corpo e vivranno o nella gioia eterna o nella dannazione eterna.






La tentazione identificata nel cibo


Tralasciando la religione, il cibo sotto forma di tentazione lo leggiamo e vediamo in tantissimi altri film. Come possiamo dimenticare le celebre fiaba dei fratelli Grimm, o se non l’avete letta, la Disney nel 1937 ha debuttato proprio con il suo primo cartone animato, Biancaneve.


Sicuramente tutti conosciamo la sua storia, di come la strega tenta la giovane ragazza attraverso il cibo: la mela. Notiamo come senza riserve, cederà alla tentazione e troverà con essa il “ sonno eterno”. Infatti se non fosse stato per il principe, lei non si sarebbe svegliata. Il cibo, dunque, la tentazione l'aveva portata alla morte eterna.
Inoltre non posso non menzionare sempre la storia di Hansel & Gretel, quando i due bambini vengono attirati dalla casetta di marzapane, ricoperta di dolciumi. Anche, qui il cibo attira i due giovani e lì fa finire dritti in un pericolo inaspettato: una strega vuole mangiarli. La strega da tempo vista come il male per i poteri oscuri viene definita una seguace del diavolo.

Come la storia di Biancaneve prende origine dalla storia di Adamo ed Eva a causa del frutto, anche nel libro de Il nipote del mago, che fa parte della saga de Le Cronache di Narnia, si presenta un altra volta il cibo come tentazione di frutto.
Sono stati scritti tanti libri, girati tanti film e serie tv che si riferiscono al cibo come tentazione.Infatti,
cambiano le idee, cambiano le epoche ma ciò che mangiamo o che vorremo mangiare sarà sempre visto come una tentazione. Tutto ciò che ci circonda ci tenta, possiamo naturalmente farci un po' tentare ma non dobbiamo mai eccedere troppo. Non so voi ma a me non mi attraerebbe tanto poi esser sdraiata sopra il fango.
Io, preferisco il Pardiso!
Questo circolo vizioso del peccato di gola ruota sempre attorno alla tavola, all’ingordigia, molte volte inarrestabile, e davvero difficile da controllare proprio in quest’epoca dove la tv è piena di programmi di cucina.
Naturalmente il cibo non deve essere visto come una cosa negativa, se non si eccede, perché esso ci mantiene in vita. Crea gioia quando lo si condivide e crea creatività quando si vogliono provare tante ricette buone da gustare. Cerchiamo di condividere di più con gli altri e forse saremo anche più felici!


Senza contare il fatto di quanto sia bello cucinare!
Seppur io non sia una ragazza che mangia così tanto fino a scoppiare, non riesco a resistere a certi cibi, perché li amo alla follia: pasta alla carbonara, tramezzini, pizza, cioccolato e al tiramisù ! In ogni caso vedrò di controllarmi visto che la tortura dei golosi è davvero brutta.


A voi quali sono i cibi che potrebbero portarvi alla dannazione dei golosi?



Ehi, non è finita qui!
Questo è il calendario dove troverai e potrai seguire le tappe dei miei colleghi che hanno partecipato con me all'evento. Troverai tanti articoli interessanti per farti un idea chiara su questo viaggio infernale che insieme a noi state percorrendo! Che aspetti? Viaggia con noi! ❤


Buona lettura!







Nessun commento:

Posta un commento